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Dott.ssa Valentina Marra psicologa psicoterapeuta

Attacchi di panico

Gli attacchi di panico sono episodi durante i quali, chi ne soffre, è preda di una forte ansia e paura molto intensa, senza un apparente pericolo. Il termine “panico” deriva dal nome del dio Pan, il dio dei pascoli e della natura. Il dio Pan era un essere spaventoso, aveva infatti il corpo mezzo umano e mezzo caprino. Il mito racconta che il dio Pan era solito attaccare improvvisamente le ninfe del bosco, durante il meriggio, per possederle, suscitando in loro un terrore vivissimo e bloccante, appunto il “timor panico”. Da questo mito trova origine il termine “attacchi di panico“. Gli attacchi di panico sono stati di ansia molto forte, che insorgono per lo più inaspettatamente e che provocano intensa paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire. Durante gli attacchi sono presenti numerosi sintomi fisici che allarmano il soggetto, come fatica a respirare con senso di oppressione toracica, dolore al petto, tachicardia e vertigini.

Il termine attuale “panico”, utilizzato dalla psichiatria e dalla psicologia, ha mantenuto la definizione mitica originaria. Essa trova la sua accezione nel dio della natura del pantheon greco, Pan, il satiro zufolaio che secondo la mitologia ellenica era responsabile della paura, del panico, della masturbazione, dello stupro, degli attacchi epilettici, quasi a rammentare l’importanza di Pan in queste manifestazioni.

Ma perché proprio Pan?

Il dio Pan, antica divinità della natura, simbolo della forza animale, selvaggia, che alberga in ognuno di noi. Il dio Pan viveva nei boschi selvaggi dell’Arcadia, dove cercava di dare sfogo alla sua esuberanza sessuale; era un dio metà uomo e metà caprone, considerato il terrore delle ninfe. Questo suo aspetto non va inteso solo in termini strettamente sessuali, ma come spinta, energia, vitalità.

Pan si impossessa di noi durante queste perturbanti esperienze di perdita della coscienza di sé, in un’epoca dove tutto scorre veloce, la ragione impera, siamo eroi disposti a sacrificio, come il Cristo che espia i peccati del mondo. Accettiamo Pan nella sua parte più oscura, esso ci condurrà verso ciò che realmente siamo, nelle nostre fragilità, nelle nostre debolezze che si trasformano in risorse.

Il sintomo è messaggio che dà voce alle nostre immagini interne. Esso ci riporta dentro di noi indicandoci che non stiamo esprimendo la nostra natura, non siamo autentici. Nel caso dell’ansia, come ci ricorda il suo significato etimologico, ci sentiamo stretti: in una relazione familiare o relazionale? In un lavoro? In un ruolo che stiamo inflazionando? Queste sono domande importanti da porsi.

La terapia analitico archetipica ci offre utili strumenti per trattare l’ansia in modo sano e creativo sulla base dell’autorealizzazione. Essa segue una premessa centrale per trattare l’ansia: i nostri pensieri e le nostre convinzioni possono rivelarsi i nostri principali nemici, soprattutto se ci opponiamo o siamo incapaci di gestire quello che ci paralizza, che ci preoccupa. Per liberarci di questo peso, dobbiamo saper accettare e approfondire il problema alla radice e in modo creativo.