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Dott.ssa Valentina Marra psicologa psicoterapeuta

Fobie

Le fobie rientrano nell’ampia categoria dei disturbi d’ansia e sono caratterizzate da una paura o ansia persistente, intensa e marcata, anche accompagnata da reazioni fisiche, automatiche e sgradevoli – come tachicardia, sudorazione, tremore, etc. – oggettivamente (ma non soggettivamente!) sproporzionata alla pericolosità dell’oggetto o della situazione. Il sintomo può manifestarsi anche con un vero e proprio terrore sperimentato all’esposizione allo stimolo fobico, portando la persona a vivere in uno stato di costante allarme e di ipervigilanza. Ad esempio, recarsi al supermercato da soli o attraversare una piazza dove transitano dei piccioni può non essere pericoloso di per sé, ma queste azioni possono rappresentare per l’individuo qualcosa di insormontabile. Tale reazione è spesso riconosciuta dal soggetto come spropositata o esagerata, ma non controllabile, e resistente a qualsiasi tentativo razionale di rassicurazione. Vi sono infatti fobie estremamente invalidanti (agorafobia, claustrofobia) che sovente risultano accompagnarsi con attacchi di panico dando luogo a quel processo di “paura della paura” (o ansia anticipatoria) che consolida il sintomo. Altre fobie sono legate a “bersagli” maggiormente specifici, come le zoofobie, più facilmente evitabili. Le fobie portano generalmente l’individuo ad un comportamento di evitamento o fuga, con vissuti di crescente sfiducia, che possono incidere fortemente sulla vita di chi ne soffre. La necessità, ad esempio, di evitare luoghi pubblici può rappresentare una grave limitazione nella quotidianità lavorativa ed affettiva dell’individuo. Oltre alla qualità della vita inoltre ne risultano infatti spesso influenzate anche la stima di sé e la libertà di muoversi nelle relazioni interpersonali.

L’approccio analitico archetipico sottolinea come non sia tanto rilevante l’oggetto specifico bersaglio dello stimolo fobico (in quanto sono innumerevoli le “cose” o le situazioni che potrebbero suscitare una reazione sproporzionata) quanto il suo significato simbolico, le origini e cause del sintomo, gli eventi di vita, gli eventuali traumi, o il momento in cui il sintomo ha fatto la sua comparsa, oltre ai fattori particolari e soggettivi inerenti alla storia relazionale dell’individuo