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Dott.ssa Valentina Marra psicologa psicoterapeuta

Ipocondria

La caratteristica essenziale della ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una grave malattia. Questa è solitamente basata sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici. Si può parlare di ansia di malattia (o paura delle malattie), ovviamente, solo se una valutazione medica completa ha escluso qualunque condizione medica che possa spiegare pienamente i segni o sintomi fisici. Il paziente ipocondriaco può comunque avere un’ansia eccessiva di malattia anche quando presenta una malattia organica non grave. L’aspetto principale dell’ipocondria è che la paura o la convinzione ingiustificate di avere una malattia persistono nonostante le rassicurazioni mediche.

Nel disturbo da ansia di malattia la preoccupazione può riguardare:

  • Le funzioni corporee (per esempio il battito cardiaco, la respirazione, la sudorazione).
  • Le alterazioni fisiche di entità lieve (raffreddore, tosse).
  • Le sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per esempio la sensazione di avere il cuore affaticato).

Il disturbo da ansia di malattia è molto invalidante per il soggetto che ne soffre, poiché genera alti livelli d’ansia, stati depressivi gravi che possono compromettere il funzionamento normale della persona a più livelli: familiare, relazionale, sociale, emotivo, lavorativo.

Ipocondria: quali cause?

Le cause all’origine di questo disturbo possono essere diverse:

  • Esperienze di vita caratterizzate da malattie gravi vissute nell’infanzia o esperienze pregresse di malattie vissute nel contesto familiare.
  • Alla base del disturbo ipocondriaco può esserci un’immagine di sé caratterizzata dalla convinzione di essere una persona fragile, debole, vulnerabile, con ridotte difese immunitarie.
  • L’ipocondria è spesso associata al “timore della morte”, una paura arcaica, sulla quale si cerca di esercitare un controllo sottoponendosi a continui esami per allontanare le paure che riguardano la propria vulnerabilità.

Lettura simbolica

L’ipocondria è una forma d’ansia che può rendere la vita difficile. Ipocondria, dal greco: hypo sotto chondros sterno. Lo sterno è l’osso di forma lunga e piatta, situato al centro del torace e rappresentante una delle parti fondamentali della gabbia toracica. La gabbia toracica protegge, chiude, blocca. Il termine ipocondria ci dice già molto, sotto lo sterno c’è qualcosa, una forza propulsiva che vuole uscire, ma rimane ingabbiata. Tale forza va compresa. Non dimentichiamo che i sintomi rivelano sempre un richiamo del profondo: la nostra anima ci sta avvertendo che non stiamo mettendo in campo qualcosa di fondamentale, adesso non stiamo realizzando la vita che fa per noi. Di fronte a questo appello dell’anima abbiamo due strade. Pensare: “Non voglio avere l’ipocondria, non voglio aver paura di morire o di ammalarmi” che è proprio il modo di dare forza all’ipocondria, la quale non tarderà a ripresentarsi. Oppure dirsi:

“Qualcosa dentro di me mi sta mandando questa paura incontrollabile e se invece di combatterla cedessi?” In che modo?

Innanzitutto percependola nel momento in cui si presenta, senza commentarla, senza cercarne le cause o tentare di mandarla via. Solo accogliendo la paura nella sua totalità, si schiude la possibilità di ascoltarne il messaggio. Chiudi gli occhi e ascolta ciò che il tuo corpo. Esso ti comunica che stai vivendo troppo poco. La continua attenzione al passato, a ciò che poteva essere, il continuo flusso degli impegni quotidiani, una vita stagnante e monotona, ovvero, una gabbia, tornando al nostro sterno; ti sta facendo perdere di vista quello che c’è adesso. Attraverso la paura della morte, l’anima ti sta ricordando che sei vivo. Metaforicamente parlando bisogna morire per vivere.

Il sintomo è messaggio che dà voce alle nostre immagini interne. Esso ci riporta dentro di noi indicandoci che non stiamo esprimendo la nostra natura, non siamo autentici. Nel caso dell’ansia, come ci ricorda il suo significato etimologico, ci sentiamo stretti: in una relazione familiare o relazionale? In un lavoro? In un ruolo che stiamo inflazionando? Queste sono domande importanti da porsi.

La terapia analitico archetipica ci offre utili strumenti per trattare l’ansia in modo sano e creativo sulla base dell’autorealizzazione. Essa segue una premessa centrale per trattare i sintomi: i nostri pensieri e le nostre convinzioni possono rivelarsi i nostri principali nemici, soprattutto se ci opponiamo o siamo incapaci di gestire quello che ci paralizza, che ci preoccupa. Per liberarci di questo peso, dobbiamo saper accettare e approfondire il problema alla radice e in modo creativo.

“Contrariamente a quel che crede la gente, non sono un ipocondriaco, ma un genere di pazzoide completamente diverso. Sono un allarmista” Woody Allen, su New York Times, 2013